Il diritto a sapere è un dovere che ogni individuo deve avere e deve essere rispettato in qualsiasi condizioni ove questo si presenti. Il diritto a sapere nel diabete e nelle sue manifestazioni ne è parte integrante e non può essere scalfito; ma a volte questo stato non viene rispettato e mi ricordo quante volte è capitato a me di chiedere informazioni specifiche senza avere una risposta e anche se oggi siamo addobbati di norme e statuti, regolamenti l’ignoranza non abdica mai anzi continua ad esistere più forte di prima e l’esercizio a depistare e sviare dai percorsi necessari per l’ottenimento di un servizio o prestazione sono ancora presenti.
Quando saremo veramente emancipati per ottenere quello che ci spetta senza dover fare la questua o dover vagare per corridoi e stanze vuote di palazzi vecchi o moderni, ma sempre spogli?
E dover strisciare per una striscia, per aver il diritto di poter controllare la nostra condizione diabetica non è un bel segno. Affermare il diritto alla salute poi capire che ci sono vari livelli di accessibilità non va bene; perché come al solito ci sono cittadini di serie A, B, C; come diabetici classificati, declassificati ed ignorati e regioni accette o reiette. Lo stato unitario ormai è un dato presente nell’atlante geografico: il diritto alla salute sta diventando un optional e se hai il denaro potrai garantirti certi tipi di cura che altrimenti sarebbero non ottenibili.