Il diabete: spesso si associano l’innalzamento o abbassamento della glicemia all’eccesso alimentare, o dosaggio errato d’insulina, mancanza di attività fisica e sedentarietà; almeno un tempo erano questi gli unici fattori presi in considerazione quando si parlava di scompenso glicemico; anche se uno stava a stecchetto o comunque seguiva una scrupolosa guida e rapporto con i carboidrati, si controllava la glicemia costantemente chissà perché succedeva che la stessa te la trovavi sbalzata verso l’alto o il basso. Io ricordo quando ero adolescente che proprio in queste condizioni ritenevo la causa delle alterazioni fosse da imputare allo stress, uno stato d’ansia che andava a incidere con una reazione ormonale, ma allora i medici non ritenevano credibile scientificamente una possibilità del genere, ed io a un certo punto cominciai a rompermi sia dei controlli inutili sia di una gestione quotidiana della malattia che non portava a casa niente di soddisfacente per rendere il diabete un poco più addomesticato.
Passati tanti anni: trenta per la precisione, vedo che avevo ragione, ma non è tanto di questo che desidero riflettere anche perché ha poca utilità nel presente e futuro della mia condizione diabetica; il fatto che voglio mettere in luce riguarda come riuscire al governare l’impatto dello stress sul diabete? Come ridurre i danni? Sì poiché la pressione, l’ansia e quindi lo stress non possono essere eliminati ciò che resta da fare è il limitare dei danni conseguenti all’evento stressante sulla glicemia. In sintesi di soluzioni possibili non ne conosco e possiedo, ma cercherò di capire meglio le dinamiche successive nel punto di rottura così da poter utilizzare il paracadute e restare a galla il più possibile.