La complessità dell’organismo umana e dei vari fattori che compongo la vita stessa si presenta, quando parlo di salute, in varie forme. Il diabete è un aspetto che nel frangente attuale viene domato e governato. Un’altra faccia della medaglia, nel mio caso, è rappresentata dall’artrite reumatoide, anch’essa patologia autoimmune che mi fa compagnia, purtroppo, da undici anni. La malattia in questione è sempre presente, sia in forma palese e dolente che in sordina, e fin’ora nonostante vari interventi terapeutici non si è riusciti a portarla in remissione. Così dicono i medici reumatologi che mi hanno in cura.
Sabato scorso sono andato a ritirare gli esami di laboratorio richiesti per la prossima visita di controllo in reumatologia. I dati rilevano il permanere di uno condizione d’anemia accompagnata dal rialzo della VES e Proteina C reattiva.
I medici faranno le loro valutazioni nel corso della prossima visita in calendario il 26 gennaio, ma di mio avevo già captato dal mio corpo segnali non incoraggianti in tal senso. La mattina avverto di nuovo una certa rigidità alle articolazione periferiche (gambe e mani) e lungo tutta la schiena.
L’indice di dolore non è per fortuna a livelli elevati, come altre volte è accaduto in passato, ma i segnali vanno presi sul serio. L’unico dato positivo riguarda proprio l’intreccio tra l’artrite reumatoide e il diabete, dove quest’ultimo fortunatamente per l’occasione non sembra risentire troppo del processo infiammatorio, e spero continui così.