L’evoluzione della vita con il diabete mi ha fatto prendere coscienza di un fatto proprio di recente riproposto alla soglia dei cinquant’anni d’età: l’incidenza dell’attenzione e cognizione mnemonica in relazione al compenso glicemico.

Premessa: dall’infanzia e adolescenza con il diabete ho sempre e costantemente sofferto il problema degli svarioni glicemici fatti di iperglicemie e ipoglicemie “pazzesche”, e, come ho descritto anche in altre occasioni su queste pagine, le oscillazioni determinavano negativamente delle difficoltà di concentrazione e attenzione da parte mia nello studio.

Poi con la crescita e lo sviluppo psico-fisico apparentemente tutto sembrava procedere nella normalità, invece il corpo tiene traccia e memoria in sé di quanto è successo, così tornando al presente da qualche anno avverto chiaramente una difficoltà a prestare attenzione e in diversi frangenti si presentano pochi secondi di buco nella focalizzazione del contesto. Io per scherzarci su li ho definiti: scampoli d’assenza. Ma al di là del momento ironico ho capito per conto mio, e avuto conferma dagli studi in campo neurologico, di come sia importante non sottovalutare l’impatto negativo di un diabete scompensato sulla tenuta dei circuiti della memoria e non solo.

Nel momento in cui scrivo queste riflessioni rimarco il fatto di come è vitale tenere al guinzaglio la glicemia, così da limitare i danni lungo il corso del tempo. L’impatto sulla memoria, i neurotrasmettitori e quindi l’intera attività cerebrale, è forte e a lungo andare va incidere sull’autonomia e indipendenza del diabetico in tutti i suoi aspetti e risvolti.