La perenne mentalità italica fondata sull’arte dell’arrangiarsi applicata anche al diabete sarà il metodo prevalente per i prossimi mesi o anni? Potrebbe essere e non solo per via del costante restringimento dei servizi offerti dalla sanità pubblica e generale, come si legge dai vari episodi riportati nella cronaca quotidiana dei media, ma per il fenomeno epidemiologico dilagante costituito dal diabete tipo 2 che, se non si trovano strategie di contenimento adeguate, porterà al rischio di paralisi il sistema, o comunque a discriminanti nell’approccio evolutivo della patologia.

E a quel punto mi sembra di capire che i distinguo medico-sanitari tra i tipi di diabete 1 e 2 serviranno a poco o niente, ma la scelta sarà rivolta alle fasi evolutive della vita umana e alle capacità di reazione positiva agli schemi terapeutici e insulinici, come passo stimolante anche per l’applicazione di terapie innovative.

Trovo che gli interventi di reintroduzione dei cosiddetti ticket in campo sanitario ancora una volta rappresentino un occasione sprecata, sia perché non contribuiranno certamente al recupero del fabbisogno di cassa delle amministrazioni pubbliche, sia in quanto sono ben altri e più profondi i bisogni di cambiamento e adeguamento strutturale richieste dal comparto sanitario.

Ma intanto cosa si farà in concreto? Si passerà dal taglio dei nastri all’ennesimo delle strisce per la glicemia.