Per non dimenticare. I ricordi sono il segno di tanti tasselli: l’educazione ricevuta la propria famiglia e quella da cui proveniamo, le esperienze accumulate nel corso degli anni, gli amici, gli amori; la vita trascorsa è un presente e ricordo al tempo stesso fatto di momenti belli e non. Oggi due agosto desidero raccontare due istanti del passato che restano nel presente per meglio affondare le radici di una vita così apparentemente forte ma che richiede sempre di essere coltivate e mantenuta così da non sciuparla inutilmente e darle un senso compiuto e completo.
Trentuno anni fa la mia città: Bologna, venne colpita da uno dei più orribili attentati terroristici della storia repubblicana – la strage della stazione ferroviaria di Bologna, dove morirono 85 persone e vi furono più di 200 feriti. Ricordo bene quel giorno: avevo 18 anni e poche ore prima dell’esplosione partivo con mia madre e mia sorella per le vacanze in montagna, allora la stazione era già alle due del mattino piena zeppa di persone che partivano per ogni dove. E quel momento tragico di tanti anni fa vide una reazione corale di tutta la città per aiutare i feriti e le vittime della strage sopravvissuti, a partire dalle strutture sanitarie e ospedaliere che fecero fronte in modo encomiabile a quelle ore e giorni. Nessuno fu lasciato solo.
Dieci anni prima, due agosto del 1970 mi trovavo ricoverato nella pediatria del Policlinico S.Orsola di Bologna, per uno dei periodici momenti di soggiorno annuali causa forti scompensi glicemici dovuti al diabete, solo per fare un esempio, e mentre all’epoca le città erano deserte io e i miei piccoli compagni di sventura non eravamo lasciati, anche se chiaramente avremmo preferito essere al mare o comunque fuori di lì.
Cosa ho compreso da passi di vita vissuta nello scorrere dell’estate negli anni trascorsi? Nessuno deve sentirsi solo o lasciato tale in qualsiasi momento dell’anno, e ancor di più durante questo mese contrassegnato sovente come l’occasione dell’abbandono, perché nessuno è nessuno.
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