Cari lettori del blog pubblico il mio racconto che ha preso parte alla terza edizione del concorso letterario organizzato dalla Federazione Diabete Giovanile tenutosi ieri a Roma. A tal proposito debbo fare una breve premessa: lo scritto risale al 1970, all’epoca avevo 9 anni di vita e posso, se me lo consentite, dire di aver tirato fuori uno “scheletro dall’armadio”.

I pastelli ad olio erano sparsi sul tavolo della cucina mentre la sera doveva ancora arrivare ed il pomeriggio tardava a passare, quei colori attendevano di essere posati sul foglio bianco, pulito come l’anima e voce di Luca. Il bianco dominava le sue ore: il bianco delle pareti, il bianco delle piastrelle, il candore splendente così di notte come di giorno. Solo una rosa rossa stonava sul davanzale della finestra nella camera da letto.

Il chiaro come se fosse paradiso, un punto largo l’orizzonte, i suoni, l’eco dalle grandi stanze riempiva i vuoti, le assenze del tempo, tutto sembrava non passare mai, tra il celeste e il bianco.

Gli intervalli erano pesati dal bastoncino blu quando appariva al risveglio capiva che era mattina, poi tornava prima della pappa ed era pomeriggio e al venire della sera faceva ancora visita assieme alla minestrina. Ecco l’amica blu c’era sempre con la freccia puntata, anche se qualche volta faceva la spuntata, bolliva sempre prima di venirmi a trovare e non capiva il perché Luca, in fondo lui era buono e non voleva farla spazientire, ma lei bolliva sempre prima di andarlo a trovare per una toccata e fuga. Insomma tutta una storia così lunga nei preliminari per poi vedersi solo un attimo: non era giusto! Il bastoncino magico blu Luca lo voleva tutto con sé, ma lui non faceva il prezioso, mentre lei sì, ad esempio quando andava a scuola non lo accompagnava e Luca ci restava male anche perché voleva mangiare assieme a lui e per poterlo fare gli toccava sempre di andare a pappare la pappa a casa, e così ritrovava Lucy, era il nome che aveva dato al blu, l’amico permaloso e dispettoso. A volte capitava di dover andare lontano da casa per recarsi a trovare i nonni nella fattoria in campagna, Luca abitava in città, e pensava: Lucy verrà con me? Lei veniva ma alla condizione che ci fosse anche la mamma, l’unica di cui si fidava, aveva paura di nonna Zaira che la guardava sempre con faccia scura. Mamma Laura era sempre lì con il bastoncino e i giorni della scuola proseguivano interrotti ogni tanto da vacanze nelle stanze bianche, dove donne e uomini vestiti di bianco facevano compagnia a Luca, ma non quando voleva lui, erano loro a farsi vedere e questo modo di fare non gli piaceva molto, anzi per niente, in particolare lo faceva arrabbiare le visite fatte proprio mentre dormiva e bene.  La vita con gli amici, i giochi a palla o con le biglie facevano volare il tempo e piaceva giocare anzi non smetteva mai, ma ogni cosa divertente prima o poi finisce e il segno arriva quando mamma lo chiamava per andare a trovare Lucy.

Ma perché non poter fare a meno del blu? Poter andare, restare a scuola da solo, pappare con i compagni di classe dal grembiule nero che bello doveva essere, ma il sogno, la speranza restava tale. La maestra non poteva prendere Lucy, anche la preside non la voleva e si domandava: è cosi complicato risolvere problemi semplici come fare un pizzocotto?

Un dì nel cortile di casa gli apparve un scoiattolo dal pelo verde e rosso, saltellava tra i rami dell’olmo tronco tra la terrazza della salottino e lo scivolo d’ingresso all’autorimessa, pieno di vita ed energia lo vedeva volare di ramo in ramo, e diceva fra sé e sé: vorrei esser così anch’io poter esser libero di fare quel mi pare, anziché restar chiuso nel mio stare. E mentre sognava ad occhi aperti nella stanza tutta bianca, in letti con biancheria giallina e circondato da persone tutte di bianco vestite, vedeva una mano lo prendeva in palmo per portarlo lontano, in luogo dove c’erano tutti i colori dell’arcobaleno, eccetto  il bianco e il blu, senza orologi e tempo, poteva bere e respirare l’aria pura del bosco e mangiare senza star male, tra i prati verdi e le distese di campi a grano. Non aveva paura.

Era il primo giorno di scuola e nevicava quel giorno, ma per Luca non più ora vede sempre il sole e i cristalli dissolti brillano come smeraldi. Lucy a trovato casa in una vecchia vetreria e là resterà per sempre.

P.S.: Il protagonista Luca ero io (Roberto), ma siccome all’epoca mi vergognavo della condizione allora usavo isitintivamente un nome di fantasia, mentre erano, sono reali.
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