English: A cup of caffè lungo Nederlands: Een ...

Nel tempo di domande circa la mia vita con il diabete me ne hanno fatte diverse fin da piccino e sin verso i trent’anni, poi dai quaranta in avanti è andata a finire l’era dei quiz: non sarà che invecchiando vieni esonerato dalle interrogazioni poiché collocato come persona non più d’attualità? Segno dei tempi, può essere e poco m’importa, se mi viene chiesto e so rispondo, sono persona educata m’hanno insegnato a farlo.

Lungo il mio tragitto arco-temporale le domande ricevute sono state diverse e le più ricorrenti riguardavano il rapporto con il cibo del tipo: ma non senti la mancanza dei dolci? Come fai a stare con a mantenere il controllo con gli altri mentre mangiano quel che gli pare e tu devi stare a guardare? Ma oltre alle domande dirette c’erano anche le provocazioni subliminali, se così si può dire, del tipo: mangiare una bella fetta di torta con sguardo e rantoli di piacere durante la degustazione. Oppure la meglio cosa avveniva e ancora adesso succede, nell’elencazione delle cose mangiate durante un sontuoso banchetto da parte dell’interlocutore di turno in determinate occasioni: ad esempio durante il digiuno preparatorio per un esame endoscopico.

La descrizione sommaria fin qui fatta farà sorridere ne convengo ma in presenza di tali contesti ho sempre avuto una reazione fredda ed indifferente oppure cinicamente pungente. Ricordo una volta un conoscente che si abbuffava di crescentine fritte e affettati misti, squacquerone più altro ancora e vedendomi impassibile e senza introitare alcunché apostrofò: ma non hai fame? E gli replicai: aspetto che hai finito poi mi servo di te (stile hannibal the cannibal); evidentemente doveva avermi preso sul serio perché da allora non si fece più sentire.

Il rapporto con il cibo non è mai stato un problema, fatto salvo il periodo dell’infanzia e prima adolescenza in cui la curiosità e voglia di conoscere i sapori mi fece provare ogni genere d’alimento compresi quelli appartenenti alla lista nera, ma anche se pagai dei prezzi di forte scompenso glicemico con conseguenze estreme per la salute del tempo, non rinnego nulla di quanto fatto perché la vita va assaporata e di limiti lungo il passare del tempo me ne ero messi fin troppi.

Detto questo la mia base di partenza con il diabete già sul nascere ha rappresentato per così dire un punti di vantaggio, poiché non ho mai vissuto a memoria un seppure breve momento senza la malattia, tale da farmi ricordare di essere libero da vincoli di sorta, mentre altri con esordio in età più avanzata senz’altro hanno potuto beneficiare di un periodo di seppur limitata libertà. Quindi non ho personalmente rimpianti o nostalgie per i bei tempi andati ed ho imparato, sbagliando, sul nascere come con il cibo occorre avere dei limiti e non farne una forma di dipendenza quasi fosse una sostanza stupefacente, psicotropa. Poi lo i mie sono bei discorsi ed ognuno fa le sue scelte e prende strade diverse, ma come tante altre volte questo è solo un piccolo atto di testimonianza, niente più.

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