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Tutti, o per lo meno chi è in contatto con la comunità diabetica, sono rimasti sconvolti dalla morte della ragazzina siriana. Non solo perché è morta a 11anni, ma soprattutto del perché. Perché, in quel viaggio verso una vita (forse) migliore, ha trovato la morte. Una morte che è successa perché in quel viaggio senza fine, hanno buttato al mare l’unica cosa che poteva tenerla in vita. L’insulina. E li rimani sconvolta, ma anche schifata dalla crudeltà che c’è in giro. Perché poi, quanto posto può occupare l’insulina? Ma dai, quello li era solo un atto di forza, per far vedere chi comanda…Quelli li sono dei animali, dei mostri senza cuore. E quella povera famiglia che è partita dal mare con la speranza di una vita migliore, soprattutto per quella figlia diabetica? E proprio in quel mare dove doveva trovare la via “di salvezza” ha trovato la morte. E solo si può immaginare la disperazione della famiglia, quella disperazione che l’ha spinto a fare un gesto così estremo…E li riaffiorano i ricordi…Quei ricordi che in un certo senso hai rimosso…Ricordi di quel padre dentro all’ambulatorio del diabetologo che disperato li chiedeva di quel farmaco o qualcosa di innovativo che aveva sentito che era uscito in America. Proprio perché soffriva a fare le punture tutti giorni e più volte al giorno alla figlia. E la risposta arrogante del medico: perché tu i soldi c’è li hai per comprarlo? No che non c’è l’aveva, non quando era disoccupato, ma per vedere star bene la figlia avrebbe fatto di tutto, anche fare un gesto estremo…Però la disumanità di quelle parole è rimasta impressa nella mente…Così che, visto che l’America era una “meta” impossibile, si cambia direzione. Perché non provare l’Italia, tanto li ci sono i zii, poi una “cura” migliore che in Albania ci sarà di sicuro, visto che neanche le strisce per misurare la glicemia trovi…E si comincia il calvario dei documenti, che in quei anni uscire fuori dall’Albania era mille volte più difficile che adesso…E così che ti ritrovi anche tu a prendere un viaggio verso l’Italia. A quella terra dove pure tu avresti avuto (forse) una vita migliore…E anche tu avevi uno zaino pieno, e non solo di vestiti…Ma anche di quella insulina che ogni giorno ti salva la vita…E così che con addosso quel costumino verde che ti aveva fatto la nonna, parti. Ma senza la mamma, perché per lo stato lei non doveva venire. Boh. Il viaggio in traghetto è un buio totale nella mente…Però ti ricordi che ti ritrovi a Brindisi, che dovevi ritornare indietro, perché per i controllori tu eri stata rapita, se ne fregavano dei documenti e delle suppliche di tuo padre che diceva che eri sua figlia e  che dovevi fare delle visite perché eri malata. Vabbe. Si torna indietro…Per una bambina è solo la fine di un’avventura…Solo molto dopo di rendi conto di tutti i rischi che hai corso…Era gennaio (forse il 31 se la memoria non inganna) del 1999. Inverno. E solo chi ha viaggiato in mare in quel periodo sa cosa comporta (visto che sei in mezzo al mare, in mezzo al nulla per minimo 5-6 ore) quanto può essere crudele il mare se è mosso (e tu lo sai bene visto che l’hai provato il 3 febbraio del 2010, quando da quanto era mosso il mare neanche sapevi se saresti uscita intera)…E poi, dopo l’annegamento della nave nel canale di Otranto, beh, venire verso l’Italia in quel periodo era come un suicidio. Però quel padre ha voluto rischiare lo stesso. Perché credeva in un futuro migliore per quella figlia. Non c’è riuscito ad andare oltre, ma per lo meno ci ha provato…E la stessa cosa hanno fatto i genitori di quella ragazza siriana. Hanno corso un rischio perché hanno pensato che ne valeva la pena. Solo che per passare quel mare hanno dovuto pagare con la vita. E li, da persona che in un certo senso ha passato più o meno lo stesso calvario, ti rendi conto che alla fine sei stata fortunata. Perché sei ancora qui. (Perché anche se ti hanno fatta tornare indietro, non ti hanno buttato al mare l’insulina…)E circa 10 anni dopo sei riuscita a venire in Italia. E questa volta pure da sola. Perché questa volta eri tu che cercavi una vita migliore. E ci sei riuscita. E sei riuscita a passare attraverso quel mare che a te ha dato la libertà. Ma che a qualcun’altro ha preso la vita…

Piccola stella, adesso voli in pace tra gli angeli.

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