Cadere: succede e non è mai un piacere. Ci sono cadute di stile, morali, intellettuali e materiali, finanziarie e molto altro ancora, ma le cadute che possono fare male, e anche molto, sono quelle fisiche. Una persona con diabete se non lo sa può un giorno, specie con il passare degli anni, saperlo.

Io l’ho imparato molto pesantemente quindici anni fa: correva l’anno 2005 e a seguito di un’ipoglicemia fulminante caddi rovinosamente per terra sull’asfalto, mentre camminavo normalmente, procurandomi diverse fratture e due mesi di degenza in ospedale.

Ripercorro quanto accaduto con due diverse destinazioni d’uso: in primo luogo essendo l’ambiente diabetico una sorta di habitat tendente ad assomigliare più a un ibrido tra un club privato e una società segreta, le informazioni circolano sovente nel doppio fondo di una valigia o di una botte senza mai emergere in modo compiuto e cristallino, capisco che di complicanze e affini ne siano pieni gli scaffali della biblioteca sanitaria, ma almeno sui fondamentali dare qualche aggiornamento in più no eh?

In secondo luogo, la tecnologia ovvero i sistemi ibridi di gestione dell’insulina e di monitoraggio continuo dell’insulina, una sorta di navigatore che quando funziona può essere determinante, e oggi per me lo è stato.

Questa mattina mentre sta andando al bar per un caffè e controllavo il mio SmartGuard 3.0 la glicemia era 120 mg/dl e dopo due minuti il valore era precipitato a 70 mg/dl! Fortunatamente ero vigile e consapevole e al bar ho preso il primo pacchetto di misure con tre bustine di zucchero e acqua.

Ma essendo una ipoglicemia resistente dopo 10 minuti, a casa ho consumato un succo di frutta e una fetta di pane: due ore dopo la glicemia risaliva e per fortuna sono riuscito ad amministrarla senza iperglicemia riflessa.

Ecco il dispositivo mi ha aiutato a restare in piedi, non cadere e recuperare la situazione rispetto a quanto mi era accaduto nel 2005, con un notevole risparmio di dolore, sofferenza e costi umani e oneri sanitari.

Certo nell’incuria e indifferenza generale aspetto, aspettiamo la cura per il diabete, ma anche un approccio meno esoterico e più scientifico alla malattia. E non restiamo a guardare, agiamo affinché i dispositivi non restino appannaggio di pochi parvenu, agiamo perché ci sia dia una mossa con la ricerca per la cura e per un’assistenza meno un tanto al chilo e più personalizzata e di precisione.