Un’altra bazza offerta dal diabete di tipo 1, soprattutto se avviato nel remoto della propria esistenza, ovvero dall’infanzia e iniziale adolescenza, con frequenti crisi iperglicemiche accompagnate da cheto acidosi (livelli elevati di acetone e glucosio nelle urine), con conseguenti episodi di vomito plurimo o continuato: è il reflusso gastroesofageo. I sintomi dovrebbero essere ben noti a chi, come me, vive questa condizione: bruciore di stomaco, reflusso acido, disfagia, tosse, ecc.
I consigli medici sono altrettanto conosciuti, ne cito alcuni a mò d’esempio: innalzare di 20-25 cm la testiera del letto: aiuta a mantenere l’esofago in posizione verticale anche quando si è sdraiati e impedisce la risalita di materiale acido dallo stomaco; dopo mangiato bisogna aspettare almeno tre o quattro ore prima di andare a dormire; ridurre i grassi ed i fritti nella dieta; prestare attenzione ad alcuni cibi (cioccolata, menta, caffè, tè, agrumi, pomodori, cipolle, bevande gasate, cibi speziati).
Poiché rischiamo di vivere d’aria, e non è quello che vogliamo, bisogna prendere una strategia alla giornata, che ci fa capire quando è il caso di fare lo strappo oppure no. Nei casi estremi, quando i sintomi sono veramente pesanti io, oltre alla quotidiana compressa da 30 mg di lansoprazolo, prendo una bustina di Biochetasi 5 g che, come estrema ratio, risolve.