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Quando ero ragazzo, qualche lustro fa, il gioco degli scacchi era tra i miei preferiti, peccato solo che non trovavo compagni con cui condividere la passione; e allora mollai la presa.

Ripensando alla strategia del gioco ricordo sempre con piacere la sfida tra la morte e il cavaliere, giocata a  scacchi, nel film: Il settimo sigillo di Bergman; e ripercorrendo le scene memorabili di quel capolavoro della cinematografia scorgo un legame col diabete.

Alcuni diranno: dove voglio andare a parare?

Semplice: nella filosofia degli scacchi leggo la lotta tra la malattia e me, noi, per la sopravvivenza, per guadagnare tempo alla inevitabile fine.

Gli scacchi cosa sono in fondo? Una metafora della vita, uno gioco che rappresenta il nostro continuo cercare di crescere a cospetto del cose. E anche difronte la malattia: il diabete; noi, alcuni di noi, accettano di giocare la partita per la vita cercando di andare o rimandare il scacco matto.

E’ importante accettare la sfida? Beh penso proprio di sì: almeno per vedere come va finire il film, il nostro.