certificato

La cosa che mi fa pensare in questo frangente è di aprire una nuova categoria in questo blog dal nome: niente di nuovo sotto il sole; da cosa trae spunto questa affermazione? La considerazione che in una fase di difficoltà tende a prevalere nell’animo umano  è rappresentata dalla grettezza, la meschinità e la miseria morale. E cosa centra il diabete in tutto questo? Centra come alibi, come secondo fine per raggiungere altri obiettivi: ultimo caso quello delle insegnanti che riproducono falsi certificati di malattia adottando una forma grave di diabete come condizione patologica per ottenere l’avvicinamento alla residenza. Non voglio dilungarmi nel commento poiché rischierei di debordare i confini dell’impaginazione del post, in quanto di vicende analoghe ne è piena la storiografia del pianeta, ed il nostro paese è ben piazzato; ma ricollegandomi a precedenti pezzi su vicende della scuola che hanno come protagonista di recente il mondo della scuola, viene spontaneo pensare come sia sempre più difficile il rapporto tra alunni, insegnanti e diabete. Da qualche parte della terra nelle scuole anno introdotto  come materia oltre all’educazione civica e fisica, quella salutistica; ciò potrebbe essere uno stimolo per fare altrettanto nel nostro sistema “federale”; in quanto mi sembra che ancora prevalga la scuola della strada a quella dell’aula e la cosa non è buona per una nazione che aspira a restare tra i grandi della terra e vuole essere membro permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. A dimenticavo agli inizi dell’800 un farmacista francese per “curare” il diabete somministrava ai pazienti un infuso amaro a base di tè, cicoria e cardo, ed a sentire i cronisti dell’epoca aiutava ad abbassare il livelli di zucchero nel sangue; anche se non sono favorevole all’impiego della fitoterapia nella cura del diabete come mezzo esclusivo nel caso di coloro che riproducono attestazioni falsei e di chi ha un diabete “approssimativo”, la terapia in questione potrebbe funzionare: provare per credere.