percezioneLa cosa che mi ha fatto capire il diabete come malattia che mi accompagna da 45 anni è un elemento che alcune persone hanno ed altre no: avere la comprensione egoista del stare male ed il conseguente processo liberatorio dello stare bene; ben inteso che la condizione diabetica, almeno per il tipo 1, non è una patologia cercata, voluta, come a mio avviso è in massima parte per il tipo 2; la cognizione della sofferenza e della alienazione da un senso di particolarità alla persona diabetica o comunque malata in genere che merita attenzione. La mia sensazione al riguardo è che il diabetico, sia per la compenetrazione della malattia come per tutti gli aspetti di conseguente disciplina mentale e pratica che sono richiesti dal diabete, quando vive il tutto con criterio e senso di responsabilità va non solo a rafforzare il suo carattere ma riesce a dare un’aura positiva di sé a fronte degli altri. Lungi da me la tentazione dell’esaltazione di una condizione che va gestita curata, e si spera sconfitta. La cosa indubbia, almeno questa è la mia personale convinzione, che quando si riesce a vivere dignitosamente con il diabete per tanto tempo questa malattia ti può aiutare a forgiare il carattere ed il temperamento, e ad avere un miglior spirito di adattamento.