commiserazione

E siamo qui a piangerci addosso anche oggi, spero proprio di no! Un’abitudine ricorrente nel diabetico di età adulta o anziano è proprio quella di auto commiserarsi, che dire, cosa pensare? Non voglio fare una riflessione moralistica su questo argomento poiché credo che ognuno debba reagire come meglio crede e sente dentro di se, ma è indubbia la difficoltà a gestire i problemi restando immortalati dentro una cornice di tristezza e sconforto. Uno stato d’animo cupo e dimesso non solo rende precario un percorso di ripresa e miglioramento, ma poi alimenta l’isolamento e la depressione.

Io non piango più, in primo luogo perché da quando mi hanno trovato l’artrite reumatoide come conseguenza parallela ho il cosiddetto occhio secco, e inoltre ho imparato che questo problema emerge anche con il diabete; però cerco di singhiozzare e quando proprio non ce la faccio più mi auto schiaffeggio per cercare di porre rimedio a una congiuntura troppo favorevole. Che volete ognuno fa quello che può e poi in estate le cose vengono meglio.

Il mio nonno mi ha insegnato che di una cosa ci si deve preoccupare fino a un massimo di tre volte, dopo diventa una mania; ci saranno anche le eccezioni ma penso a come l’aspetto maniacale delle preoccupazioni prevale oggigiorno: è dura rilassarsi ma bisogna farlo anche perché c’è troppa tensione nell’aria.