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Il grande Peppino di Capri canta, oggi,: io e il frigo un grande amore e niente più, e la glicemia sale su. Il frigo, con la sua luce votiva rappresenta l’idolo moderno delle masse e ciascuno si adegua ad esso.

Ma qui, adesso, non voglio trattare ti codesto argomento, bensì di un’altro tormentone associato al diabete. Prima di arrivare al dunque occorre, per comprendere il frangente fuggente fare un poco di storia, personale: ho 57 anni e sono diabetico tipo 1 da oltre 55 anni. A differenza del diabete tipo 2 provocato da un inefficiente funzionamento dell’insulina, l’ormone che regola nelle cellule l’apporto di glucosio nel nostro organismo, e in massima parte determinato da un malsano stile di vita – eccesso di grassi e carboidrati raffinati nella dieta, vita sedentaria, disordine nel ciclo sonno-veglia; il tipo 1 è provocato da un errato attacco, da parte del sistema immunitario, alle cellule beta del pancreas che producono insulina e che ne porta alla loro parziale o totale eliminazione, così il soggetto colpito deve fare insulina più volte al giorno, per tutta la vita onde non morire e cercare di scongiurare complicanze ad organi e vasi sanguigni.

Destreggiarsi tra cibo e quantità idonea d’insulina, onde evitare di veder schizzare il glucosio nel sangue verso livelli elevati e pericolosi per la propria salute, è cosa difficile, variabile anche se non impossibile, nonostante calcoli matematici su carboidrati, indice di sensibilità all’insulina, variabile condizionale, ecc.

Un tempo, quando facevo le iniezioni multiple d’insulina e al pasto mangiavo la pizza regolarmente dopo x ore trovavo una glicemia tra 350 e 500 mg/dl. Questo nonostante diversi e svariati tentativi di correggere il tiro, tipo: fare tot unità di rapida subito e tot dopo tre/quattro dalla pizza. Ma niente da fare, sempre alta.

10 anni fa sono passato alla gestione della terapia insulinica con il microinfusore e il sistema di monitoraggio continuo glicemico (sensore). La faccenda con la pizza è migliorata ma non si era ancora ottimizzata. La gestione di questo tipo di piatto che, lo ricordo, contiene mediamente 180 grammi di carboidrati, con la pompa prevedeva 10 o 8 unità d’insulina totali con l’impiego del bolo ad onda doppia, ovvero il 60% subito e il 40% con onda quadra ovvero le restanti unità spalmate su quattro ore (ma la lunghezza e personalizzabile).

A volte tale sistema reggeva altre no, poi mi è successa una cosa strana: due pizze fa utilizzo il predetto sistema e dopo due ore dal pasto con pizza vado in ipoglicemia, mai successo. Allora oggi con l’ultima pizza (vedi in foto con salsiccia e friarelli) faccio un esperimento: erogo un bolo d’insulina per un pasto normale, subito, di sole 3 unità e gusto la pizza. Risultato: glicemia normale a tre di distanza pari a 120 mg/dl e adiritturaa a scendere dopo, senza aver fatto niente di che!

Mistero del diabete o semplicemente il consolidamento del processo rieducativo dell’organismo e metabolismo portato dal microinfusore? Propendo più per l’ultima che ho detto.