Scrivendo da un po di diabete in questo blog a tema mi sono accorto di non aver affrontato un tema particolare e grave del diabete, e nello specifico di quello giovanile o di tipo 1, il mio: la chetoacidosi diabetica. Di che si tratta? La chetoacidosi (o DKA) e una grave complicanza del diabete di cui sopra. Io nella mia lunga vita col diabete ne ho avute diverse tra i tre e venti anni di età, con vomito, diarrea, disidratazione, ecc.; e conseguenti ricoveri in ospedale. In quella fascia di tempo più volte ho rischiato di lasciarci le penne: perché la chetoacidosi se non affrontata in tempo porta al decesso del diabetico.

I sintomi e i segni clinici che all’inizio si riscontrano sono disidratazione, anoressia, dolore addominale, poliuria, vomito, nausea, febbre, sudorazione profusa, ipotensione, tachicardia, disfunzioni cerebrali, perdita della massa muscolare, Respiro Kussmaul e alito acetonemico. Una volta effettuate le analisi di laboratorio si mostrano anche chetosi, iperglicemia e acidosi metabolica.

È una grave situazione clinica che si verifica quando in mancanza di insulina, l’organismo comincia ad utilizzare massivamente gli acidi grassi per ottenere energia. La degradazione degli acidi grassi causa un accumulo di prodotti di scarto, detti corpi chetonici, che, se presenti in concentrazione molto elevata, determinano una serie di effetti che portano allo stato di ‘coma chetoacidosico’. La chetoacidosi è un emergenza clinica tipica del diabetico di tipo 1.

(da Wikipedia)

In quei anni avevo un ricovero d’urgenza per ipoglicemia e l’altro per chetoacidosi. Ed oggi? La traccia che resta dell’acetone nell’urina si manifesta con due situazioni particolari: quando la glicemia supera > 250 mg/dl appaiono inevitabilmente tracce, più o meno consistenti, di acetone nelle urine, con una sintomatologia più leggere rispetto a quella vissuta nell’infanzia e adolescenza; ed infine il reflusso gastroesofageo che, grazie ad anni di acidità acetonica e farmaci, si è presentato negli ultimi 15 anni della mia vita.